Diversi autori, dal dopoguerra ai giorni nostri, si sono occupati della storia della batteria dello Chaberton. Citare tutti gli articoli apparsi sulle riviste è un lavoro decisamente lungo, che si può serenamente rimandare nel contesto di un lavoro specifico di ricerca bibliografica. Ci atterremo in questa sede ad una rapida disamina dei testi editi.
Partiamo da un saggio che ha decisamente fatto scuola, il primo testo scientifico e storico sulla storia di questa fortificazione: Distruggete lo Chaberton di Edoardo Castellano (Editore Il Capitello), ricco di informazioni e di preziose fotografie d’epoca. È la base di ogni appassionato: tra l’altro Castellano, scrivendo negli anni Ottanta, poté ancora disporre di una grande quantità di informazioni, rese dai reduci del presidio durante le lunghe conversazioni ed interviste che ebbe con loro. È un libro che non deve mancare sullo scaffale degli appassionati, anche se, alla luce delle nuove ricerche, è ormai un po’ datato (è uscito nel lontano 1983): purtroppo la precoce scomparsa dell’autore, non permise di continuare gli aggiornamenti e di sfruttare il cospicuo materiale che aveva messo da parte in attesa di un approfondimento.
Anni Novanta: la pubblicazione dei due volumi delle Fortezze delle Alpi occidentali (1994-95, editore L’Arciere, da tempo ormai esauriti) di Mauro Minola e Dario Gariglio e de La Montagna fortificata di Pier Giorgio Corino (1993, editore Melli, esaurita) riaccende l’interesse sulle fortificazioni delle Alpi, di conseguenza anche lo Chaberton ritorna al centro dell’attenzione. Arrivano anche le belle pubblicazioni di Sylvie Bigoni, in particolare Lo Chaberton e le fortificazioni della Tagliata di Clavière (2009), che, dipendendo dalle precedenti opere, non aggiunge molto alle conoscenze storiche, ma è impreziosito dalle suggestive e accattivanti fotografie del forte delle nuvole.
Nel 2006 Pier Giorgio Corino esce con La Batteria dello Chaberton (Elena Morea editore, esaurito), un testo di ricerca che approfondisce le tematiche già trattate dal Castellano, con un occhio di riguardo anche per le numerose fortificazioni della zona di Cesana. Come di consueto l’autore, mette sapientemente a disposizione degli appassionati e degli studiosi il suo vasto materiale di ricerca, permettendo di far luce su alcuni quesiti che le precedenti trattazioni non avevano messo in evidenza.
Nel 2014 Mauro Minola e Ottavio Zetta ritornano sull’argomento con Il mito dello Chaberton. Storia ed escursioni (editore Susalibri, disponibile), testo moderno e snello, rigorosamente aggiornato sulle ultime ricerche storiche relative alla fortificazione. Il libro viene distribuito con il quotidiano La Stampa di Torino ed è subito un successo, tanto che deve essere ristampato una seconda volta per soddisfare le numerose richieste. Grazie all’opera dei due autori, da molti anni ben conosciuti per le loro ricerche sulle fortificazioni delle Alpi (in particolare del Moncenisio), lo Chaberton lascia la fascia cosiddetta di nicchia degli appassionati e diventa popolare anche presso il grande pubblico; lo si nota perché, ogni estate, aumenta la folla di escursionisti che raggiunge la vetta per visitarne i resti sempre più degradati.
Nel 2015 esce il primo volume della documentata trilogia di Roberto Guasco dal titolo L’Artigliere dello Chaberton (2015-17, editore Quaderni Alpitrek, disponibile). L’opera è stata suddivisa in tre volumi formato A4 per accogliere interamente l’immensa e interessante raccolta fotografica d’epoca, con immagini degli archivi privati dei reduci e dei costruttori della fortificazione, che l’autore ha messo da parte in diversi anni di ricerca sul campo. Le numerose immagini sono accompagnate da un testo ricco di informazioni, ma soprattutto di toccanti ed avvincenti testimonianze orali che permettono di ricostruire, non soltanto la struttura tecnica della batteria, ma anche la vita e le vicende degli uomini del presidio del forte più alto d’Europa.
Insomma, per tutti coloro che sono stati contagiati dalla Chabertonite, non mancano libri per approfondire ed evitare i soliti luoghi comuni e le false convinzioni prive di fondamento che, purtroppo, si leggono ancora oggi sui social.